racconti eros 69 La studentessa di legge in metropolitana
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racconti eros 69 viaggio di andata e quello di ritorno, Cristina passava più di tre ore nell’angusta carrozza della metropolitana, e facendo un tratto molto frequentato sia da studenti che da impiegati che si dirigono ai loro uffici, era sempre schiacciata e quasi soffocata da una miriade di pers one. Infatti la nostra Cristina era molto minuta: alta poco meno di un metro e sessanta, esile,magrolina, con due occhioni verdi da bimba e una cascata di capelli biondi irrequieti e mossi, che lei appiattiva e sistemava in continuazione, come avesse un qualche tic nervoso. Nel complesso era molto graziosa, aveva l’aria innocente e sognatrice, due tettine piccole ma sode e ben fatte e un culo a mandolino che risaltava alla grande sotto i leggins neri o blu che Cristina indossava spesso, preferendoli ai normali jeans. Uno dei tanti giorni ove lei si trovava in metropolitana, al ritorno dall’università diretta verso casa, mezza morta di sonno e di stanchezza, si trovava quasi schiacciata da molte persone più alte di lei. Era talmente compressa in quella carrozza, che non riusciva a vedere fuori dal finestrino e non aveva bisogno di reggersi tanto era incastrata. Aveva davanti e ai lati delle schiene possenti di uomini in giacca e cravatta, e dietro di lei una pancia robusta di un altro uomo. Stava quasi per addormentarsi in piedi quando qualcosa la destò di colpo: una mano le aveva palpato il culo. Rimase ferma in attesa per qualche secondo con tutti i sensi all’erta.. poteva benissimo essersi trattato di un caso. Qualcuno che spostandosi si era strusciato non volendo contro di lei, racconti erotici era così affollato la dentro che poteva essere benissimo successo per caso. Ma ecco di nuovo una mano le afferra una chiappa, decisa, la palpa per bene per qualche secondo e poi si leva. Cristina fa per girarsi per dirne quattro a quello stronzo depravato, ma è talmente incastrata e bassina che non riesce a muoversi. Ancora, stavolta le mani sono due, una per chiappa che soppesano, stringono, palpano il suo bel culetto. Non potendo muoversi in alcun modo, Cristina decide di urlare ma proprio in quel momento la metropolitana arriva al punto più odioso e fastidioso, sul tratto dei vecchi binari arrugginiti. Per il caldo qualcuno deve aver aperto i finestrini, e lo stridio delle ruote di ferro sul metallo vecchio dei binari riempie l’aria, assordando tutti i presenti e sovrastando ogni altro rumore.
Cristina si sente indifesa e spaventata, le sua braccia e le sue manine sono incastrata tra quelle persone alte e robuste, mentre le mani dello sconosciuto dietro di lei le stanno ora abbassando i leggins, scoprendo delle mutandine rosa pallido con un fiocchetto nero. La ragazza non può fare niente per opporsi, nemmeno quando le mani si insinuano sotto l’orlo delle mutandine e le abbassano di colpo, rivelando il suo culo fresco e sodo. Cristina sta urlando aiuto ma è inutile, non si sente altro che lo stridio dei binari. Lo sconosciuto le sta aprendo le chiappe con una mano, mentre con l’altra le infila le dita lentamente nella sua fica giovane e depilata di fresco, facendola bagnare dolcemente, e dopo un po’ anche nel culo, facendole stringere le chiappe e appannare gli occhi di qualche lacrima. Improvvisamente la metropolitana fa una curva brusca e in pendenza: tutti gli occupanti della carrozza si chinano in avanti per rimanere in piedi e suo malgrado Cristina si sposta con loro, così incastrata come è, rimanendo quasi a pecora davanti a quello sconosciuto. Subito sente due dita infilarsi in fica, stavolta fino in fondo, facendola godere, solleticandole la parete interna della vagina e il punto G, con un fare così esperto da lasciarla senza fiato. Riusciva a toccarla e a provocarle piacere meglio di quando si masturbava da sola, racconti incesto milu e ora era quasi partecipe a quel gioco erotico in mezzo a tutta quella gente. Cristina respirava rapidamente, la bocca aperta, la lingua fuori, le guance arrossate e la figa fracida di umori. Le mani dello sconosciuto le aprirono lentamente la zip della felpa, poi le alzarono la maglietta. Cristina quel giorno era senza reggiseno, le sue tette sode sbucarono fuori subito ballonzolando, aveva i capezzoli duri e turgidi, eretti come non mai. Le dita esperte dello sconosciuto presero a pizzicarli, stringendoli lentamente ma con fermezza, facendola mugolare dal piacere mentre l’altra mano le scavava la figa, con ormai tre dita dentro e un dito nel culo. Andò avanti così ancora per qualche minuto, poi la metropolitana uscì da quel tratto stridente e chiassoso, e poco prima di tornare alla normalità Cristina venne scossa da un orgasmo così violento e lungo da farla cadere in ginocchio, con i leggins tirati giù fino alle caviglie, in una pozza di umori. La gente prese rapidamente a scendere dalla carrozza, senza badare a lei, ma Cristina si girò per vedere quello sconosciuto: era una donna, bionda e bellissima, e le sorrideva mentre si allontanava sparendo tra la
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